"https://www.youtube.com/watch?v=incw7IbcCho"

È colpa nostra. Punto. Davvero. È colpa nostra se permettiamo al nostro bambino interiore di indietreggiare, di intimorirsi, di rinunciare. Ci insegnano fin dalla notte dei tempi che “volere è potere” ma la società non sembra ancora pronta a crederci davvero. E noi con essa, considerando che siamo i componenti della medesima! E così quando il computo degli anni cresce e con esso aumenta anche il livello di frustrazione, i sogni smettono di essere desideri ardenti o aneliti di vita indossando la veste di fantasie. Infantili. O adolescenziali. Ma, anche qui – soprattutto qui – dipende da noi. Credere o meno al potenziale che brilla sotto la coltre della paura e della resistenza è nostra responsabilità e libertà al tempo stesso. Anche e soprattutto dopo un errore o un fallimento. Anzi, soprattutto dopo un errore o un fallimento. Perché fallire è parte del percorso. Anche se non ce lo dicono così spesso, anzi. Demonizzare il fallimento, tra l’altro, è utile solo ad accrescere, nell’ordine, il livello di ansia, di rabbia e di tristezza. Per cui, è una pratica disfunzionale, non trovate? Così come recita Will Smith in La ricerca della felicità: “Non permettere mai a nessuno di dirti che non sai fare qualcosa. (…) Se hai un sogno tu lo devi proteggere. Quando le persone non sanno fare qualcosa lo dicono a te che non la sai fare. Se vuoi qualcosa vai ed inseguila. Punto”. Che sia questo, davvero, “il segreto della felicità”?

E il tuo “pallone di basket”, dov’è? Vuoi riporlo per sempre in una busta o provare a farlo volare alto?

 Elena Italiano